Studenti dei corsi di: Design del Gioiello e Design dell'Accessorio, Accademia di Belle Arti di Bologna. Design del Gioiello, Accademia di Belle Arti di Ravenna.
“Fantasia dal Lago”: il titolo stesso potrebbe attribuirsi ad uno spettacolo di danza tradizionale giapponese, questo perché è proprio nel Giappone che, sotto sotto, il mio gioiello affonda le sue origini, sviluppando anzitutto un modello decorativo tipico, anche se un po’ rimodernato, personalizzato: la carpa. Per sottolineare maggiormente l’appartenenza all’universo lacustre, ho deciso di aggiungere le due foglie di ninfea laterali, proprio a ricreare una sorta di stilizzatissima ambientazione alla nostra scena. Quanto all’idea del cinturino, per evidenziare una sorta di “trasparenza” dello sfondo, l’ispirazione l’ho presa da quegli intricati gioielli Art Nouveau, in particolare un bracciale a forma di serpente disegnato da Mucha, forse il più grande artista del Liberty, in cui lo sfondo circolare è sinuosamente intagliato, lasciando visibile la pelle sotto al gioiello. La realizzazione è stata quella della microfusione: partendo da un modellino delle 3 parti del gioiello realizzato in cera d’api mista a paraffina, rifinite con utensili appositi e scavate per alleggerirne il peso finale (10 volte quello del modellino in cera); vi sono stati applicati condotti di scolo, poiché una volta in fonderia gli oggetti in cera vengono attaccati ad un corpo cilindrico centrale, contenuto in un cilindro più grande di vetro, che viene poi riempito sotto vuoto di gesso. Quando il gesso riempie tutto lo spazio tra i due cilindri, viene sciolta la cera, di modo da lasciare il calco in gesso, negativo dei modellini in cera; a questo punto vi viene colato il metallo, nel mio caso il bronzo. Poi i condotti vengono recisi, le sporgenze limate, il gioiello lucidato e rifinito. Ho voluto infine evidenziare le squame del pesce e le foglie con un gioco di blu verdastri, ottenuti spennellando sul gioiello una mistura di acido con un prodotto per piante (di invenzione della profesoressa). L’effetto, che poi è stato ottenuto, voleva essere quello di un’ossidazione, ma dal colore particolarmente intenso, che richiamasse ancora una volta le profondità del lago.
“Fantasia dal Lago”: il titolo stesso potrebbe attribuirsi ad uno spettacolo di danza tradizionale giapponese, questo perché è proprio nel Giappone che, sotto sotto, il mio gioiello affonda le sue origini, sviluppando anzitutto un modello decorativo tipico, anche se un po’ rimodernato, personalizzato: la carpa. Per sottolineare maggiormente l’appartenenza all’universo lacustre, ho deciso di aggiungere le due foglie di ninfea laterali, proprio a ricreare una sorta di stilizzatissima ambientazione alla nostra scena. Quanto all’idea del cinturino, per evidenziare una sorta di “trasparenza” dello sfondo, l’ispirazione l’ho presa da quegli intricati gioielli Art Nouveau, in particolare un bracciale a forma di serpente disegnato da Mucha, forse il più grande artista del Liberty, in cui lo sfondo circolare è sinuosamente intagliato, lasciando visibile la pelle sotto al gioiello.
RispondiEliminaLa realizzazione è stata quella della microfusione: partendo da un modellino delle 3 parti del gioiello realizzato in cera d’api mista a paraffina, rifinite con utensili appositi e scavate per alleggerirne il peso finale (10 volte quello del modellino in cera); vi sono stati applicati condotti di scolo, poiché una volta in fonderia gli oggetti in cera vengono attaccati ad un corpo cilindrico centrale, contenuto in un cilindro più grande di vetro, che viene poi riempito sotto vuoto di gesso. Quando il gesso riempie tutto lo spazio tra i due cilindri, viene sciolta la cera, di modo da lasciare il calco in gesso, negativo dei modellini in cera; a questo punto vi viene colato il metallo, nel mio caso il bronzo. Poi i condotti vengono recisi, le sporgenze limate, il gioiello lucidato e rifinito. Ho voluto infine evidenziare le squame del pesce e le foglie con un gioco di blu verdastri, ottenuti spennellando sul gioiello una mistura di acido con un prodotto per piante (di invenzione della profesoressa). L’effetto, che poi è stato ottenuto, voleva essere quello di un’ossidazione, ma dal colore particolarmente intenso, che richiamasse ancora una volta le profondità del lago.
Silvia Panichi