Cinzia Cossarini " Loto" collana

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  1. Il loto, un fiore che adopera tutte le sue energie per farsi strada nel fango delle acque e sorgere in superficie per accogliere la luce solare; così come l’uomo supera il dominio delle passioni e l’attaccamento per trovare in sè il divino e liberare il proprio spirito.

    Ogni essere umano racchiude in sè lo spirito del loto.
    Ogni essere umano scalcia e si dimena per trovare serenità.

    In India è simbolo di vita, bellezza, purezza, prosperità e viene spesso raffigurato ai piedi delle divinità, con significati che variano in base al colore e al numero dei petali.
    Il gioiello che vi propongo è volutamente formato da dieci petali e nella cultura yogica – alla quale mi sono ispirata - rappresenta il centro di energia (chakra) dell’ombelico o del guerriero, simbolo di forza, volontà e coraggio. Il punto dal quale si genera la nostra energia vitale, che ci sostiene e ci guida.
    Il mio intento è dunque quello di creare una sorta di amuleto, un ciondolo, dal colore solare che possa donare serenità a chi lo indossa .
    La tecnica utilizzata per la realizzazione è la microfusione, che consiste inizialmente nel praparare un modellino in cera – diviso in più parti, nel mio caso – lavorato e scavato con appositi strumenti, scaldati con il fuoco di una candela. In fonderia sucessivamente vengono applicati dei canali di scolo (in cera) nei quali viene introdotto il gesso, al fine di generare lo stampo e, una volta eliminata la cera all’interno, colare il bronzo fuso.
    Una volta pronto, si tolgono i canali, il gioiello viene limato e lucidato e, per evitare l’ossidazione, vi si applica una cera protettiva.
    Ho infine scelto di applicare sulla sommità del fiore una perla bianca, simbolo di luce e ho aggiunto altri due fiori a tre petali (realizzati con lo stesso processo) per rendere più elegante la chiusura; il tutto unito con più cordoncini.
    Il risultato finale è dunque un gioiello semplice ed essenziale che racchiude in se la simbologia divina del fiore di loto.

    Cinzia Cossarini

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